Allevamento o gattile?

Breve guida all’ adozione di un cucciolo e introduzione alla storia dell’ allevamento

Abbiamo deciso di affrontare questo argomento che costituisce la principale remora di chiunque ami gli animali e si appassioni ad una razza felina in particolare: perché rivolgersi ad un allevamento quando i gattili sono pieni di randagi da adottare?vecchia.jpg Intanto occorre specificare che l’ accogliere un gattino salvato da un gattile non esclude assolutamente di interessarsi ad un animale di razza; nel nostro caso, ad esempio, il primo esemplare che abbiamo adottato è uno splendido gatto nero che è la nostra mascotte e il gatto più amato di casa per via del suo dolcissimo carattere. Leone, così si chiama, anche e proprio perché si tratta del gatto più paurosone e dolce del mondo. Solo successivamente ci siamo appassionati all’ allevamento felino, innamorandoci della razza Bengala.

“Buon giorno” disse la volpe. 
“Buon giorno”, rispose gentilmente il piccolo principe voltandosi, ma non vide nessuno.
“Sono qui” disse la voce, “sotto il melo…”
“Chi sei?” domandò il piccolo principe.
“Sono una volpe” disse la volpe.
“Vieni a giocare con me”, le propose il piccolo principe.
“Non posso giocare con te”, disse la volpe, “ non sono addomesticata”.
“Ah! Scusa”, fece il piccolo principe…ma dopo un momento di riflessione aggiunse:
“Che cosa vuol dire addomesticare?”


Breve storia dell’ allevamento:

Si chiama domesticazione il lungo processo svolto dall’uomo, sin dall’antichità, per ottenere, da una specie selvatica, un animale domestico.

 (10.000 A.C.) Dovremmo tornare indietro fino agli albori della comparsa dell’ uomo sulla Terra per poter vedere il primo Zanna Bianca avvicinarsi sempre di più all’ uomo; i lupi preistorici infatti, attratti inizialmente dalle carcasse di animali e le ossa abbandonate dai primi ominidi hanno imparato che la convivenza con l’ uomo poteva essere molto vantaggiosa e garantire cibo e protezione reciproca.cavernicolo.jpg Per quanto riguarda il gatto e la sua domesticazione, gli studiosi non sono ancora in grado di definire un origine precisa, sappiamo per certo che era già presente nell’ antico Impero Cinese circa 5000 anni fa, ed è stato addirittura rinvenuto recentemente un micio di ben 7000 anni fa sepolto insieme al suo padrone in una tomba a Cipro, ma, sicuramente, il popolo che ha voluto elevarlo fino al divino e la cui tradizione ha portato all’ attuale felino domestico è quello Egizio.Gli egizi infatti non solo veneravano gli antenati dei nostri felini, ma ne onoravano i resti come parti della famiglia.

L’ Impero Romano, conosciuto il primo Romeo non si separerà più da questi abilissimi cacciatori e li impiegherà inizialmente sulle navi che facevano lunghe traversate per evitare le infestazioni dei topi e poi lo porterà con se nelle città e nelle abitazioni dove il gatto prende il ruolo di Lare della casa.

antico romano.jpg

Da allora ad oggi si è operata una forte opera di selezione poiché gli uomini sceglievano gli esemplari più sani fisicamente e i più mansueti.

Dal tedesco Friedrich Dobermann che creò l’ omonima razza per ottenere dei bravi custodi domestici all’ orientalista del ‘600 Pietro Della Valle che importò il gatto d’ Angora in Europa dopo essere rimasto colpito dal suo straordinario carattere affettuoso e dalle sue abilità nella caccia, questo sodalizio tra l’ uomo e il suo amico a quattro zampe ha portato più recentemente ad una diversificazione in “razze” diverse a seconda delle qualità estetiche, genetiche e fenotipiche che si è scelto di selezionare: ci sono gatti a pelo lungo e a pelo corto, gatti abili a nuotare o ad arrampicarsi, abilissimi cacciatori o affettuosi “scendiletti”.


L’ allevamento oggi:

Gli allevamenti, oltre ad operare una selezione estetica di tipo morfologico e caratteriale devono intraprendere una serie di controlli sulla salute che non vengono effettuati da privati che non hanno come priorità l’ assicurarsi che la prole sia sana e longeva.

Test genetici per indagare malattie e patologie costituiscono dati di fondamentale importanza per chi studia e ricerca nel campo della salute dei felini, test che il simpatico veterinario sotto casa non effettuerebbe mai e non proporrebbe mai ai suoi clienti.

Malattie genetiche, difetti fisici e funzionali, deficit visivi o uditivi, problemi cardiaci, e molte altre sono le preoccupazioni che devono albergare la mente di un allevatore responsabile e serio che deve documentarsi, mandare campioni di saliva e sangue in cliniche universitarie in tutto il mondo oltre a monitorare la salute dei suoi riproduttori mantenendo la sua priorità nella salute e nel miglioramento della razza che sta allevando; le scelte di tipo estetico sono secondarie.

Una delle più recenti conquiste degli allevatori di tutto il mondo è quella di avere contribuito alla statistica e alla documentazione sulla PRA (atrofia progressiva della retina) nel gatto del Bengala, inviando campioni genetici e dati fino a portare al perfezionamento di un test genetico che permette l’ identificazione del gene portatore di tale malattia.

Saranno gli allevatori che in un paio di generazioni escluderanno dal loro programma tutti quegli esemplari portatori di tale gene fino a debellare tale patologia che porta i gatti alla totale cecità intorno ai tre anni di età.

Perché il pedigree?

Il pedigree è l’ albero genealogico di ogni gatto, il fatto di poter risalire fino a molte generazioni precedenti per un allevatore è di fondamentale importanza al fine di non stringere eccessivamente il patrimonio genetico di un esemplare.

Ma non solo un allevatore dovrebbe interessarsi al pedigree del gatto di razza: chiunque desideri un bengal e sia disposto ad adottarne uno dovrebbe richiederne il pedigree: per certificarne la provenienza, come dimostrazione della effettiva appartenenza alla razza del gatto in questione e per avere tangibile dimostrazione  di esser in contatto con un allevatore di gatti bengal e non con un (volgare) commerciante di gattini.

Perché pagare per un gatto di razza?

Tutta questa serie di accortezze, test genetici, esami clinici e le scelte operate di conseguenza, hanno alti costi che un allevatore riesce a coprire solo grazie alla retribuzione dei cuccioli che riesce ad affidare a famiglie che li amino e li curino per il resto della loro vita.

ATTENZIONE:

  • Bisogna sempre diffidare da chi vende animali di razza a costi decisamente più bassi del consueto poiché spesso sono animali di incerta provenienza. Possono provenire dall’ Est Europa attraverso un viaggio infernale nascosti in stive o doppifondi per poi ricevere una visita lampo da un veterinario connivente ed essere venduti; questi animali muoiono solitamente entro pochi mesi dall’ acquisto. I prezzi inferiori di animali di razza sono sempre indice che chi li ha allevati non ha eseguito nessun test e non tiene sotto stretto controllo veterinario i suoi riproduttori, questo, nel giro di un paio di generazione può creare problemi gravissimi di mortalità precocissima e di selezione di malattie genetiche terribili.
  • Diffidare da chi preferisce cedere cuccioli senza pedigree poiché probabilmente ha qualcosa da nascondere.
  • Ugualmente diffidate da chi si rende disponibile a cedere cuccioli più giovani dei 3 mesi di età: un allevatore serio mai sottrarrebbe un cucciolo precocemente alle cure della madre per soddisfare acquirenti frettolosi.
  • Diffidare da chi non vuole mostrare il suo allevamento e propone di consegnare personalmente gli esemplari, un allevamento serio è fiero e felice di mostrare come cura e custodisce i suoi animali ed è pronto ad offrire molti consigli e suggerimenti ai suoi “clienti” oltre ad indagare sulla motivazione che li spinge a voler adottare un gattino.
  • Richiedere sempre di visionare referti medici e di salute, anche se non siete degli esperti potrete accorgervi se l’ allevatore in questione custodisce faldoni contenenti dati sulla salute dei suoi gatti oppure ne è completamente sprovvisto e non è disposto a mostrarvi nulla.

Speriamo che questa breve guida possa essere utile a chiunque abbia intenzione di adottare in casa con se un piccolo amico a quattro zampe.

“Tu, fino ad ora, per me, no sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini, e non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi, ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’ uno dell’ altro. Tu sarai per me unico al mondo e io sarò per te unica al mondo.” “Comincio a capire” disse il piccolo principe.

illustrazioni: Damiano Gentili

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